Lo splendido territorio di Castro dei Volsci si distingue per la varietà del paesaggio, dalle montagne e colline spesso interamente ricoperte di boschi o di biancheggianti calcari, fino a quota 1.116 m di Monte Calvilli, alle zone pianeggianti. É caratterizzato dalla presenza dell’acqua, che può scendere furiosa lungo i fianchi dei monti dopo abbondanti piogge, o nell’alveo di ruscelli alimentati dalle numerose sorgenti, raggiungendo più a valle il grande fiume: il Sacco. Sulle sue rive, così come su quelle di alcuni ruscelli e fossi, prospera una vegetazione ripariale formata da salici (Salix alba) e pioppi (Populus nigra), accompagnati qui e là da robinie (Robinia pseudoacacia) e olmi (Ulmus carpinifolia). Fitte formazioni di rovi (Rubus fruticosus), con Sambuco nero (Sambucus nigra) e altre arbustive, equiseti (Equisetum arvense) e Ortica (Urtica dioica), offrono riparo a diverse specie di uccelli come il piccolo Usignolo di fiume (Cettia cetti), mentre il singolare Pendolino (Remiz pendulinus) costruisce il caratteristico nido “appeso” ai rami dei salici. Lungo il fiume vivono anche il Martin pescatore (Alcedo atthis) e la Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus) e non è inusuale l’incontro con il grande Airone cenerino (Ardea cinerea). Nei fossi e ruscelli con acque limpide, o nelle sorgenti di montagna, s’incontra la Rana appenninica (Rana italica) ola piccola Salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), ambedue endemiche italiane. Le zone rurali, tra mosaici di colture diverse intervallate da aree a pascolo e vegetazione naturale, sono ricche di biodiversità, a cominciare dal microcosmo di invertebrati del suolo, ai nugoli di insetti volanti o alle appariscenti farfalle; tantissime le specie di uccelli, dai passeriformi insettivori e granivori, al Gheppio (Falco tinnunculus), attivo di giorno, all’Assiolo (Otus scops) e al Barbagianni (Tyto alba), predatori notturni, che cacciano piccoli roditori e grossi insetti.
Il territorio collinare e montano è in gran parte ricoperto da un vero manto boscoso quasi impenetrabile; rivolgendo lo sguardo ai valloni rivolti a nord ci si immerge nel verde dei boschi misti a foglie caduche, con aceri, carpini, ornielli e sorbi. Altre superfici boscose, costituite da querceti a Roverella (Quercus pubescens), Leccio (Quercus ilex) o Cerro (Quercus cerris), occupano alcuni versanti più esposti (tra sud-est e ovest). Consistenti sono pure i rimboschimenti (pinete, cipressete), in particolare quelle di Monte Campo Lupino. Fanno da contorno zone aride esposte a sud, spesso percorse dal fuoco degli incendi estivi, e ricoperte subito dai ciuffi infestanti della “stramma”, l’Ampelodesma (Ampelodesmos mauritanicus).
Incantevoli i pianori carsici, i pascoli e le vallecole interne: qui si osservano ancora interessanti ruderi, aie, macere e pozzi-cisterna ancora in uso, dove a volte s’incontrano importanti specie di anfibi quali i Tritoni (Triturus carnifex, Triturus italicus). Negli ambienti aperti con vegetazione arborea e arbustiva rada, o ai margini dei boschi,in primavera è più facile l’incontro con le numerose specie di piccole orchidee spontanee. Non mancano poi piante e fiori che profumano e colorano questi luoghi come Rosa canina o Salvia officinalis, la Campanula (Campanula trachelium) o il Giglio rosso (Lilium bulbiferum).Si ricordano inoltre le numerose specie di funghi mangerecci, ma anche tartufi, che gli appassionati non si lasciano sfuggire.
Le poche specie citate non rendono certo l’idea dell’elevato valore botanico di questo territorio: solo nell’area di Monte Calvo e Calvilli, considerata Sito di Interesse Comunitario (SIC), sono state segnalate specie notevoli quali Viola pseudogracilis, il Giglio martagone (Lilium mortagon) o il Narciso dei poeti (Narcissus poeticus), e tra le erbacee dei versanti esposti a occidente, anche una splendida farfalla molto localizzata, Melanargia arge, endemica dell’Italia peninsulare. In ambiente boschivo si ascoltano i richiami caratteristici del Colombaccio (Columba palumbus), il “tambureggiamento” del Picchio rosso maggiore (Picoides major) e il richiamo squillante del Picchio verde (Picus viridis); non è poi difficile osservare le evoluzioni aeree di uccelli rapaci quali la Poiana (Buteo buteo) el o Sparviere (Accipiter nisus), che costruiscono i loro grandi nidi negli angoli più remoti del bosco. Qui trovano rifugio diverse specie di mammiferi di abitudini prevalentemente notturne, dai più piccoli topi selvatici e toporagni, ai loro temibili predatori quali dannole (Mustela nivalis), faine (Martes foina) e volpi (Vulpes vulpes), ma anche tassi (Meles meles) e “spinose”, il comune Istrice (Hystrix cristata).
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